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Parliamone! Medicina - La nuova campagna di sensibilizzazione per la donazione di organi incoraggia al dialogo - 23.01.2017 di Maria Grazia Buletti

 

Articolo Azione di Maria Grazia Buletti con Eva Ghanfili

 

«La donazione di organi: parliamone!» è il messaggio dell’ultima campagna di sensibilizzazione sul tema del dono d’organi, avviata di recente dall’Ufficio della sanità pubblica (Ufsp) in partenariato con Swisstransplant. L’obiettivo è di motivare le persone a manifestare chiaramente la propria volontà sull’eventualità di donare i propri organi. Attualmente in Svizzera circa 1500 persone attendono di ricevere un organo donato e la lista di attesa si allunga con il trascorrere degli anni.

L’Ufsp e Swisstransplant sono chiari: «Ogni settimana muoiono due persone per non essere riuscite a sottoporsi a un trapianto e, malgrado la maggioranza degli svizzeri sia favorevole alla donazione di organi, sono pochi coloro che informano i congiunti della propria volontà». Pertanto, nella metà dei casi la famiglia, in una situazione di lutto, non dà il consenso al prelievo degli organi. Si tratta di una campagna di sensibilizzazione che, oltre a dare gli strumenti e le informazioni importanti per farsi una propria opinione sul tema, invita e motiva a esprimersi in ogni caso. Che siamo favorevoli o meno ha la stessa valenza, basta che i nostri cari e i nostri conoscenti siano al corrente delle nostre idee e della nostra volontà. 

Si tratta altresì di una campagna che rientra in un piano d’azione mirato ad aumentare il consenso attorno a un tema di salute molto delicato, che tocca e interseca differenti sfere etiche, emotive, religiose, di convincimento personale e di vita. «Dal 2014 al 2015 il numero di donatori è passato da 14,4 a 17,4 persone per milione di abitanti (ndr: tenendo conto di tutti i gruppi della popolazione)».

Tuttavia la tendenza nel 2016 è nettamente al ribasso e il numero di donatori si è ridotto a 11,7 persone per milione di abitanti: «La Confederazione si è posta l’obiettivo di raggiungere i 20 donatori per milione di abitanti entro il 2018 e a tale scopo, nel 2013, il Consiglio federale ha avviato il piano d’azione Più organi per i trapiantati di cui fa parte questa campagna».

Si tratta di un’operazione ad ampio raggio mirata a realizzare e coordinare le diverse misure suscettibili di aumentare il numero di persone che decidono di essere potenziali donatori. Per raggiungere i suoi obiettivi, la Confederazione si appoggia sugli attori principali del settore e sui Cantoni che, dice l’Ufsp: «Occupano una posizione decisiva di coordinazione delle attività negli ospedali». Attività di formazione specifica dei curanti e dei sanitari, ma pure di grande informazione della popolazione che passa attraverso la sensibilizzazione. 

A questo proposito, abbiamo incontrato l’infermiera del reparto Medicina intensiva e membro del Comité National du Don d’Organes (CNDO) Eva Ghanfili, pure membro di comitato di un sodalizio no profit ticinese i cui obiettivi sono indirizzati, per l’appunto, alla sensibilizzazione al dono d’organi: «La nostra associazione Insieme per ricevere e donare si impegna attivamente nella sensibilizzazione al dono d’organi e ci rivolgiamo alle persone attraverso conferenze pubbliche, partecipando con un seminario alle giornate autogestite dei licei, strutturato anche con la presenza di parenti di donatori e di persone trapiantate che portano la loro testimonianza diretta. Siamo presenti un po’ ovunque con bancarelle informative e persone competenti a disposizione per le domande e materiale divulgativo, talvolta partecipando a trasmissioni televisive o radiofoniche a tema, o rilasciando interviste sui giornali che chiedono di approfondire questo tema molto delicato e importante». 

Chiediamo alla nostra competente interlocutrice di parlarci dell’impatto che un tema così complicato suscita nel pubblico e ci viene detto che è sempre molto positivo parlarne perché «si chiariscono certi dubbi e noi facciamo del nostro meglio per dare degli “strumenti” di conoscenza a 360 gradi, che aiutino le persone a prendere una propria decisione sul voler o meno donare organi o tessuti». Eva Ghanfili ribadisce l’importanza di comprendere ogni aspetto della donazione d’organi, non tanto per diventare donatori, ma per farsi un’opinione precisa su cosa si vuole fare: «Che sia sì o no, è importante parlarne, in modo che i nostri cari sappiano cosa pensiamo e possano rispettare, in una remota e triste eventualità, tutte le nostre volontà espresse in vita».

Attraverso i suoi relatori, l’associazione Insieme per ricevere e donare esercita un ruolo di sensibilizzazione con un particolare occhio ai giovani, che hanno spesso precise domande: «I ragazzi chiedono fino a che età si può donare (non ci sono limiti legati all’età), cosa e come si deve fare per diventare donatori (“Basta comunicare la decisione ai famigliari, e idealmente compilare la tessera”), dove si può trovare una tessera per donatore (“Su carta o scaricando su smartphone la MEDICAL ID-APP”)…». Mentre i timori più frequenti riguardano la presa a carico del paziente grave che giunge in ospedale: «Si chiedono cosa succede se si arriva in Pronto soccorso incoscienti, con la tessera di donatore: “Mi salvano la vita o vanno nella direzione del bisogno d’organi?” E poi: “Sono davvero morto quando vengono prelevati gli organi?”».

Eva sorride paziente mentre spiega che sono proprio le spiegazioni chiare sulla donazione che permettono di fugare ogni timore e di far sfumare ogni leggenda metropolitana che periodicamente viene a galla sul tema della donazione: «Solo attraverso gli strumenti della conoscenza ci si può rendere conto che non si tratta di nulla di speciale, e che in Svizzera dal 2007 vige una Legge federale che regola in modo capillare e inequivocabile la donazione d’organi. Infine, vale la pena di riflettere sul fatto che le probabilità di essere nella condizione di necessitare un organo sono molto superiori a quelle di trovarsi in condizione di donarli».

Secondo la nuova campagna di sensibilizzazione dell’Ufsp sono tre i buoni motivi per parlare di donazione d’organi: «Per me stesso, perché decido io cosa fare del mio corpo, sia in vita che dopo. Per i miei famigliari, perché talvolta la questione della donazione si pone all’improvviso ed è bene che i parenti conoscano la mia volontà e possano rispettarla senza dover prendere una decisione affrettata in una situazione di lutto. Per la vita: in Svizzera molte persone stanno aspettando un organo; dicendo sì alla donazione potrei salvare delle vite». 

Eva Ghanfili ribadisce l’importanza della libertà della propria decisione, che sarà sempre rispettata: «In Svizzera non esiste un Registro e ognuno è libero di cambiare la propria opinione in qualsiasi momento: basta poi informare nuovamente i famigliari».

 

Articolo originale su: http://www.azione.ch/societa/dettaglio/articolo/parliamone-1.html