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AZIONE 30.03.2020 - Medicina - Swisstransplant blocca il trapianto di rene in Svizzera 

di Maria Grazia Buletti

Azione - Trapianti ai tempi di Covid-19 - 30.03.2020 Foto di Vincenzo Cammarata

A causa dell’attuale situazione legata al coronavirus, la Fondazione nazionale svizzera per il dono e il trapianto di organi Swisstransplant vuole ridurre al minimo i rischi: decide di garantire il trapianto salva-vita di organi vitali come cuore, fegato e polmoni e sospende i trapianti di reni. La decisione risale a metà marzo.

Il Covid-19 sta inevitabilmente cambiando tante carte in tavola nella società e nella nostra sanità chiamata a concentrare le proprie forze sul fronte dell’emergenza. Per comprendere di quale ambito stiamo parlando, e soprattutto quali persone sono toccate da questa ricaduta indiretta della situazione, ricordiamo che in Svizzera nel 2019 sono stati trapiantati 611 organi di cui hanno potuto beneficiare 582 persone. I donatori sono stati complessivamente 267, di cui 110 viventi. Le persone in lista d’attesa per ricevere un organo alla fine dello scorso anno erano 1415.

Per quanto attiene ai reni (ogni trapiantato ne riceve uno): nel 2018 in lista di attesa c’erano 1518 persone, 363 delle quali sono state trapiantate di rene. Abbiamo parlato con il chirurgo professor Sebastiano Martinoli che è tornato in forze alla sanità ticinese per dare il proprio contributo ai colleghi impegnati sul fronte del Coronavirus, ma che è riuscito comunque a dedicarci un po’ della sua attenzione sul tema che da sempre gli sta a cuore e per il quale ha dato un enorme contributo professionale: la donazione e il trapianto di organi. La prima riflessione conseguente alla decisione di Swisstransplant di bloccare i trapianti di rene (assicurando però quelli salva-vita di cuore, polmoni e fegato) verte sull’apparente paradosso di sospendere i trapianti renali, quando ai donatori deceduti saranno comunque prelevati gli organi vitali che per contro si continuerà a trapiantare. «Il trapianto di rene in Svizzera è praticato circa 300 volte all’anno, ma non si tratta di un’operazione urgente in quanto l’emodialisi o la dialisi peritoneale sostengono il paziente in modo adeguato fino all’eventuale trapianto», afferma il professor Martinoli che puntualizza: «I trapianti di rene sono interventi pianificati e oggi le risorse degli ospedali centrali che li eseguono sono fortemente impegnate nell’ambito dell’emergenza coronavirus».

La decisione di Swisstransplant è perciò comprensibile e condivisibile: «Bisogna continuare a prelevare e trapiantare cuore, polmoni e fegato, a patto che l’ospedale che li deve prelevare abbia le risorse necessarie, perché si tratta di interventi vitali e urgenti. Per contro i trapianti di rene potranno essere pianificati in seguito, senza mettere in pericolo la vita delle persone in lista d’attesa». Rischio di infezione e necessità di ottimizzare l’impiego dei sanitari durante questa emergenza sono le ragioni addotte dal direttore medico di Swisstransplant Franz Immer, concorde con Martinoli: «Il trapianto di reni è semi-elettivo e i rischi attualmente sono maggiori dei benefici».

Rischi evidenti: «I pazienti trapiantati assumono regolarmente farmaci immunosoppressori (ndr: necessari per evitare il rigetto dell’organo) che indeboliscono molto la resistenza alle infezioni, e dunque anche al Covid-19». Le persone trapiantate sono perciò ancora più vulnerabili e a rischio delle persone sane durante la loro intera esistenza, a maggior ragione in un momento come questo: «Adesso, per loro, le regole imposte dalla sanità e dalle nostre autorità sono più che mai assolutamente imperative: devono restare a casa senza avere contatti con altre persone, salvo quelle che si adoperano per procurare loro cose vitali come i loro farmaci specifici (ai quali non possono assolutamente rinunciare) e gli alimenti, e devono seguire ancora più scrupolosamente le regole di igiene che ripetiamo costantemente».

La distanza sociale, lavarsi e disinfettare ripetutamente le mani, restare a casa e via dicendo sono regole che tutti dobbiamo seguire, per tutelare gli anziani, le persone vulnerabili e a maggior ragione le persone trapiantate. «È una situazione complicata per tutti – racconta Brigitte che è stata trapiantata di fegato – pure per me e mio marito che, prima di tutto questo, facevamo da babysitter ai nostri nipotini e ci occupavamo delle nostre due mamme anziane».

Da persona trapiantata, Brigitte è in continuo contatto con la sua dottoressa e, sebbene serena per se stessa, si dice molto frustrata per la vita problematica che le sta attorno: «Mia figlia e mio genero devono lavorare, i gemellini sono piccoli e non me ne posso più occupare per ovvie ragioni. Inoltre mia suocera si trova in casa anziani, ma la mia mamma è a casa da sola: può immaginare la nostra preoccupazione». In quanto immunodepressa, Brigitte ha dovuto assicurarsi l’approvvigionamento di farmaci ai quali non può e non deve assolutamente rinunciare, pena il rigetto e la morte: «Sono molto immunodepressa a causa del mio elevato rischio di rigetto, ho dovuto adeguarmi e disdire tutti i controlli medici che potevo ragionevolmente procrastinare, dovrò organizzarmi su come fare per le analisi del sangue periodiche…». Malgrado tutto è serena per se stessa e ribadisce: «Sto bene, a casa ho fatto riserva dei miei farmaci salva-vita per due mesi e ho chiesto alla farmacia di fare altrettanto (sono medicamenti che pochi assumono e devono arrivare dalla centrale svizzera). Mio marito va a prenderli in farmacia e si occupa di portare davanti alla porta di casa di mia figlia almeno il cibo che io cucino per cercare di rendermi utile come posso». Si congeda con un pensiero di speranza: «Tutto quanto sta succedendo spero ci aiuti a ritrovare ciò che davvero è importante nella vita, e ad essere più solidali». Non possiamo fare altro che riflettere sull’importanza delle direttive che vanno rispettate da tutti noi, per noi stessi e per proteggere tutta la popolazione comprese le persone trapiantate, tutte le altre vulnerabili e gli anziani.

A proposito del blocco dei trapianti di rene ci si dovrà aspettare un incremento di questi pazienti in lista d’attesa. Questo porta a un’altra incognita e ci chiediamo se il dono d’organi, di cui tanto si parla e che tanto sta a cuore a gran parte della popolazione, possa subire un contraccolpo a causa delle contingenze proprio quando avremo ancor più necessità della generosità collettiva. «Sono abbastanza ottimista su tutto il fronte: ora stiamo vedendo e imparando che la salute del singolo dipende da tutto un ambiente sociale di attenzione degli altri e questo serve a rafforzare la solidarietà», conclude il professor Martinoli che si dice convinto che sostegno e solidarietà potrebbero favorire nelle persone una riflessione sull’importanza e la bontà di donare gli organi: «Non penso avvenga il contrario».

 

Dettagli articolo: https://www.azione.ch/societa/dettaglio/articolo/trapianti-ai-tempi-di-covid-19.html